Reinaugurata la sede Anpi di Santa Margherita, tra venti di bufera revisionista

Festa ieri in piazzale Murialdo per la rinnovata sede Anpi della sezione di Santa e Portofino, ma anche occasione per tornare a discutere dei revisionismi storici

Reinaugurata la sede Anpi di Santa Margherita, tra venti di bufera revisionista
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Inaugurazione ieri per la rinnovata sede dell'Anpi a Santa Margherita Ligure: occasione inevitabile per tornare a discutere del problema revisionistico.

Si torna a puntare il dito sulle commemorazioni ai caduti di Salò

Ieri fischiavano e soffiavano forti venti di bufera in tutto il Tigullio, ma altri venti, più oscuri quando non proprio neri, spirano anche in Liguria da tempo. Ed alla luce di ciò, l'inaugurazione della "nuova" - o meglio vecchia, ma rinnovata - sede dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia a Santa Margherita Ligure ha assunto un significato simbolico preciso, che i convenuti non hanno mancato di sottolineare.

«A seguito di mutamenti nella scena politica a Genova e non solo», afferma sulle pagine del Secolo XIX di oggi Loris Viari a nome della direzione provinciale Anpi, «c'è stato un riemergere di umori decisamente di carattere fascista». I fronti, sostanzialmente, sono due: da un lato il riemergere del fascismo vero e proprio, nelle formazioni di ultradestra che tornano a far capolino anche nelle realtà locali (due degli skinhead protagonisti del discusso "blitz" a Como di martedì scorso arrivano proprio dal genovese), dall'altro un revisionismo "pulito", istituzionale, come quello che l'Anpi identifica a Rapallo e nella stessa Genova dove le amministrazioni hanno celebrato parimenti il ricordo degli ebrei deportati e i caduti della Repubblica di Salò. «Uno sdoganamento schizofrenico» lo definisce Viari: «Un conto è il dolore privato dei famigliari, che non si può e non si deve contestare, un altro il ruolo delle istituzioni che devono ricordare i valori fondanti, altrimenti si dà un cattivo esempio ai giovani e si esce fuori dal concetto del bene e del male, non può esservi equiparazione».

Dal territorio per riallacciarsi con la realtà del presente

Il rinnovo della sede sammargheritese è volto a riallacciare una più forte integrazione col territorio e proprio coi giovani, quelli che più sono a rischio di cadere in questa "normalizzazione" e nelle ombre che si possono nascondere dietro la retorica del "passato anacronistico". Una retorica paradossale oggi più che mai: come può essere superata dai tempi la differenza fra fascismo e resistenza, dittatura e democrazia, proprio quando uno dei più tipici, noti e già storicamente visti figli della crisi è proprio il rigurgito delle ultradestre, dei populismi violenti, discriminatori e persecutori, del razzismo e delle derive totalitarie in tutta Europa? Si tratta, de facto, della stessa retorica che permise pian piano ai veri fascismi e totalitarismi di insediarsi al potere nel XX secolo, con i ben noti risultati. «Siamo tutti partigiani» recita uno dei più noti motti dell'Anpi: no, non lo siamo, ed è proprio su questo che l'Anpi deve ripartire per riallacciarsi al territorio ed al presente, da strutture come quella sammargheritese. Tutelare e ricordare la verità storica e fondamento della nostra Costituzione, certo, ma non nascondersi dietro di essa nell'incapacità di dialogare col presente: perché i partigiani, quelli veri, sopravvissuti al piombo nazifascista, ormai sono quasi tutti caduti sotto i colpi dell'anagrafe, ora bisogna parlare con l'Italia, gli italiani, la Liguria e i liguri del 2017.

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