Il caso del mobilificio di San Salvatore di Cogorno a Mi Manda Rai Tre

Lo storico programma di Rai Tre che dà voce a chi ha subito un torto o è vittima di disservizi e ingiustizie

Il caso del mobilificio di San Salvatore di Cogorno a Mi Manda Rai Tre
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Il caso del mobilificio Marchetti di San Salvatore di Cogorno è approdato stamattina, lunedì 10 febbraio, a "Mi Manda Rai Tre", storico programma di Rai Tre che dà voce a chi ha subito un torto o è vittima di disservizi e ingiustizie. A condurlo, Salvo Sottile.

In studio testimonianze

Durante la trasmissione e il collegamento con  Genova, alcuni clienti hanno raccontato la loro vicenda ed è arrivata anche una nota da parte del Mobilificio che ha espresso la volontà di risolvere tutte le questioni. In studio anche l'avvocato Cristina Cafferata vice presidente, per la Regione Liguria, dell'Associazione Lega Consumatori e Monica Cirilio, Adusbef. Sulla trasmissione, servizio in edicola venerdì 14 febbraio.

Il Nuovo Levante tra i primi (e pochi) a parlare del caso

Questo il nostro articolo uscito venerdì 31 gennaio sul nostro giornale, tra i primi (se non pochi) a parlare del caso.

Hanno iniziato in 12 a far sentire la loro voce. Ora sono una quarantina le famiglie levantine che protestano perché da mesi attendono i mobili acquistati e in parte già pagati presso il Mobilificio Marchetti di San Salvatore di Cogorno.
La prima “mobilitazione”, clamorosa – di cui Il Nuovo Levante ha dato conto sullo scorso numero – risale a mercoledì 22 gennaio, quando davanti all’ingresso dell'azienda si sono radunati alcuni dei clienti. Ma dal mobilificio non è arrivata risposta, nessuno gli ha aperto, nessuna spiegazione. Così hanno chiamato i Carabinieri, che giunti sul posto hanno raccolto le loro lamentele. Poi il passaparola è aumentato in maniera esponenziale, tanto da far nascere due gruppi WhatsApp per scambiarsi pareri, testimonianze e consigli. Ognuno ha la sua vicenda personale, c’è chi ha versato una caparra e da mesi attende la cucina, chi ha ricevuto solo una parte del mobilio, chi non ha visto ancora nulla.

Il nome del mobilificio, un dovere per i lettori

Il Nuovo Levante nello scorso numero ha omesso  il nome dell'attività in attesa di chiarire meglio i contorni della vicenda, e offrendo, come da prassi, la possibilità di replica all’azienda, che al momento non è arrivata, anzi. Il Mobilificio – attraverso i suo legali e con toni decisamente perentori - ci ha espressamente diffidato dal pubblicare articoli e citare il nome dell'azienda. Tuttavia appare doveroso, soprattutto nei confronti dei molti mobilifici presenti a San Salvatore di Cogorno, chiarire quale sia quello al centro delle rivendicazioni.
Abbiamo raccolto qualche vicenda personale tra le decine di famiglie che protestano: c’è chi ha presentato una diffida, chi denuncia, chi si è fermato, perché non si può permettere un legale. Molti di loro saranno ospitati a breve in una nota trasmissione della Rai a tutela del consumatore.
Comunque andrà a finire, questi alcuni dei racconti dei protagonisti che hanno deciso di metterci la faccia. «Non vogliamo offendere nessuno, ma solo raccontare cos’è successo: siamo arrabbiati, questo è sicuro».

Le testimonianze

Monica Mobilio ha effettuato un ordine a marzo 2019, una camera da letto e una cucina: «Ero interessata ad una cucina modello americano, avevo fatto le comparazioni tra i vari mobilifici e loro erano risultati i più convenienti, ma da quando ho effettuato il mio ordine, che comprendeva anche una camera da letto, è iniziato il mio calvario... La camera, nonostante qualche arredo sbagliato, mesi di attesa e mille problematiche, è arrivata. La cucina, invece, no, non l’ho mai vista, la consegna era prevista a maggio. Al momento di questa cucina mi mancano tre banchi da lavoro, la cappa, tre prese a scomparsa, il forno, il piano induzione, cinque fuochi e il lavandino. Con loro ho una causa depositata in Tribunale. Non pensavo fossimo così tanti in questa situazione, la speranza è di recuperare qualcosa ovviamente».

A chiamare i Carabinieri il 22 gennaio a San Salvatore è stato Francesco Colella, che in questi giorni si è fatto anche portavoce della protesta: «La mia compagna Monica Narciso ha effettuato un ordine l'8 novembre 2019, il prezzo totale era di 6.500 euro – spiega -. A fronte di un anticipo di 1.550 euro e 4-5 appuntamenti fissati e mai avvenuti, l'8 gennaio il Mobilificio in questione ci ha consegnato solo quattro pezzi (due comodini, un comò e una rete) e ci ha chiesto poi altri 1.500 euro per la consegna dell'armadio. Sulla scorta di questo comportamento, è venuto meno il rapporto di fiducia e quindi abbiamo deciso di procedere per la diffida. Inoltre non abbiamo apprezzato il fatto che, tramite i loro legali, ci abbiano chiesto di togliere la nostra recensione negativa su internet».

Anche Liviana Monaci era presente il 22 gennaio quando sono arrivati i Carabinieri: «Ho già avuto esperienza nel 2013 con questo mobilificio e mi ero trovata bene, il 5 novembre ho ordinato una cucina da 5mila euro che sto ancora aspettando - spiega -. Ho versato 1.500 euro di caparra, quando abbiamo preso appuntamento per  montarla non si è presentato nessuno, poi dopo rassicurazioni e telefonate, a dicembre, il nulla. Si sono fatti sentire il 29 gennaio promettendomi che mi consegneranno il 31, ma io voglio rescindere il contratto e avere indietro la caparra, ho perso fiducia e pazienza».

Mauro Scarso a novembre ha ordinato una cucina e gli arredi per una camera da letto, oltre a un letto matrimoniale. Tuttavia, nonostante il pronto pagamento della quasi totalità dell’ordine effettuato, pari a 15mila euro su 15.800, ha ricevuto con estremo ritardo la consegna e posa in opera di solo parte degli arredi ordinati. «Ad oggi, nonostante i numerosi solleciti, non sono stati consegnati né installati l’armadio ad 11 ante, i comodini della camera da letto e due vetri di due ante. La ditta ha ammesso le sue responsabilità impegnandosi a restituire 2.700 euro ma non è stato fatto ancora nessun rimborso».

Lega Consumatori: "Gravissime condotte"

«Occorre sensibilizzare le persone sull'accaduto: i contratti devono essere oggetto di risoluzione e le famiglie rientrare delle somme versate al Mobilificio». A parlare è Cristina Cafferata, vice presidente, per la Regione Liguria, dell'Associazione Lega Consumatori. «Le famiglie che si sono con fiducia rivolte al Mobilifico senza però avere mai le consegne promesse sono oltre 40 e tutte avevano versato, al momento dell'ordine, una caparra, normalmente del 25% del totale».

Cafferata ha effettuato ulteriori verifiche: «Ho sentito le ditte che avrebbero dovuto fornire i mobili, ma hanno confermato che ormai da molto tempo non hanno rapporti contrattuali con il Mobilificio. Non essendovi ordini, nessun mobile scelto potrà essere oggetto di alcuna fantomatica consegna». L’avvocato segue anche diverse situazioni: «Da una verifica presso le ditte che dovevano ricevere gli ordini inerenti i mobili della signora Monica Narciso, ad esempio, (vedi articolo sopra con le testimonianze) è emerso che non solo non vi è nessuna richiesta dei mobili di Narciso ma anche che da quasi un anno tutte le ditte fornitrici hanno chiuso i rapporti lavorativi con il Mobilificio per la sua insolvenza. Gravissime sono pertanto tutte le condotte del Mobilificio che ledono i piccoli consumatori, che sono stati raggirati ed ingannati. La notizia di quanto accaduto si è sparsa in tutto il territorio locale in quanto sono moltissime le persone danneggiate dall’attività e la stampa ha, correttamente, ritenuto di fornire tali informazioni alla collettività, nel pieno e legittimo esercizio del diritto di cronaca».
L'associazione e gli sportelli sono a disposizione per fornire chiarimenti ed indicare le modalità operative alle persone.

Commenti
FRANCESCO COLELLA

puoi contattarmi su facebook (chicco cole) così ti potrai unire al ns gruppo whatsapp, altrimenti tramite la Redazione del Nuovo Levante con la Dott.ssa Claudia Sanguineti.

Scisci

Anche noi siamo vittime di Marchetti. Versato il totale della libreria, sulla base della fiducia decennale che mio marito aveva nel loro confronti, e siamo stati ingannati. Ora siamo in causa. Ho scritto a Striscia la Notizia, se uniamo le forze forse ci chiamano.

Francesco

Siamo oltre 30 famiglie al momento, vi siamo riuniti su WhatsApp e con molta tenacia siamo riusciti a portare la problematica in questione in diretta nazionale. Chi avesse un conto in sospeso mi contatti su facebook (chicco Cole) ma soprattutto non acquistare da questo mobilificio.

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