A Genova cristiani e musulmani pregano per i migranti

Lunedì all’Annunziata la veglia di Sant’Egidio in ricordo dei morti nei viaggi della speranza

A Genova cristiani e musulmani pregano per i migranti
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In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato che si è appena celebrata (20 giugno), la Comunità di Sant’Egidio promuove a Genova “Morire di Speranza”, una veglia ecumenica di preghiera per ricordare tutti coloro che hanno perso la vita sulle rotte delle migrazioni verso l’Europa.

Lunedì le religioni si incontrano nel nome della pietà

Lunedì 2 luglio, alle 18,15 nella basilica dell’Annunziata, attorno al ricordo delle vittime dei viaggi della speranza si raccoglieranno esponenti di tutte le denominazioni cristiane presenti in città: dai Cattolici (Sant’Egidio, l’Ufficio Diocesano Migrantes presieduto da monsignor Giacomo Martino, il Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile guidato dal vescovo ausiliare di Genova monsignor Nicolò Anselmi), agli Evangelici (Valdesi, Battisti, Luterani), agli Ortodossi romeni. Con loro il Ceis di Genova – in rappresentanza di chi si occupa di accoglienza – e tanti genovesi che non si riconoscono in un clima di durezza e paura che fa delle stragi di donne e bambini un fantasma da usare in modo strumentale.

A ricordare chi muore nel mare e nel deserto ci saranno anche i musulmani genovesi, che si riuniranno fuori dalla basilica per una preghiera islamica con le stesse intenzioni.

«Dal 1988 sono morte lungo le frontiere dell'Europa oltre 36.000 persone», ricorda la Comunità di Sant'Egidio: «Nel 2017 sono stati 3.139 i migranti morti nel Mediterraneo mentre tentavano di raggiungere l'Europa via mare, con una media di quasi 10 morti al giorno. E il 2018 purtroppo si mostra altrettanto agghiacciante: da gennaio ad oggi risultano morte 802 persone. Il dato è aggiornato a questi giorni e si basa sulle notizie censite negli archivi della stampa internazionale degli ultimi 27 anni. Ma i numeri reali potrebbero essere molto più grandi. Nessuno sa quanti siano i naufragi di cui non abbiamo mai avuto notizia. Lo sanno soltanto le famiglie dei dispersi, che dal Marocco allo Sri Lanka, si chiedono da anni che fine abbiano fatto i loro figli partiti per l'Europa e mai più tornati. Ai naufragi nel Mediterraneo si vanno ad aggiungere i viaggi che finiscono tragicamente nel Sahara, i rimpatri forzati a cui corrisponde spesso la morte in carceri disumane, e non ultimi, episodi di violenza contro i migranti che si verificano nei paesi di transito e alle frontiere. La preghiera 'Morire di speranza' è promossa per non dimenticare la speranza di tante persone e la sofferenza di chi cerca protezione in Europa; per non rassegnarsi o assuefarsi alle tragedie ma impegnarsi per un mondo più umano e giusto».

Alla veglia, durante la quale verranno ricordati alcuni nomi e accese candele in loro memoria, parteciperanno numerosi immigrati. Tra loro alcuni che hanno vissuto terribili viaggi per giungere in Europa e altri che, invece, sono arrivati in sicurezza con i corridoi umanitari. Saranno presenti anche familiari e amici di chi ha perso la vita in mare.

La Comunità di Sant’Egidio ricorda l’imperativo di salvare la vita di chi è in pericolo, accogliere e al tempo stesso integrare. «I corridoi umanitari, realizzati con successo da Sant'Egidio insieme alle Chiese protestanti italiane e alla Cei, sono ormai diventati un modello e una delle soluzioni possibili: con i nuovi arrivi di fine giugno, sia dal Libano che dall’Etiopia, saranno più di 1.600 i rifugiati accolti nel nostro Paese grazie a questo progetto interamente autofinanziato dalle associazioni che lo hanno promosso».

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