Parco Mandela, non è solo "vanità"

La pista di atletica inaugurata ieri è molto di più di un orpello: è un'occasione che può cambiare il futuro dei nostri ragazzi e del nostro sport

Parco Mandela, non è solo "vanità"
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Parco Mandela, l'inaugurazione di ieri della pista di atletica e perché essa può essere più importante di quanto non appaia a colpo d'occhio.

Parco Mandela, "inutile"?

Viviamo in tempi strani, ultramoderni ma con grottesche nostalgie, in un mondo capovolto in cui per tanti l'ignoranza è un vanto contro i fastidiosi "professoroni", la cultura una perdita di tempo quando non proprio un male imposto dagli odiati "intellettuali" (di sinistra o di destra che siano), in cui un diffuso montare di astio individuale diviene sociale ed è terreno fertile per il ritorno di estremismi mascherati d'ideologia. In questo paradossale clima c'è una critica in particolare, al di là di quelle più o meno lecite e condivisibili di ciascuna opinione, che viene mossa spesso nei confronti del nuovo Parco Mandela a Sestri Levante dai suoi detrattori, che si può riassumere così: «è inutile». Poco conta che sia, con l'inaugurazione degli ultimi 5 ettari di verde, impianti e attrezzature avvenuta ieri, il secondo parco più grande della Liguria, un polmone verde con percorsi pedonali e ciclabili, queste sono cose «inutili», in un concetto utilitaristico che ha qualcosa di - ebbene sì, sappiatelo - sovietico, un soffocamento e rifiuto dell'"improduttiva" bellezza. Ma il Parco Mandela non è solo più o meno bello a seconda dei gusti, non è solo un "lusso": al di là delle opinioni che, in periodo elettorale, sono influenzate da ambo le parti da ragioni (e tifoserie) politiche, è proprio anche utile. Per tante cose, ma chi scrive ne vuole sottolineare una in particolare, forse passata se non inosservata sicuramente non sottolineata in tutta la sua importanza: la pista di atletica.

La pista di atletica

Quella pista di atletica, anch'essa inaugurata ieri, realizzata grazie al decisivo contributo di Giovanni Arvedi, patron di Arinox, che l'ha resa possibile con una donazione di ben 350mila euro. Omologata per le competizioni, potrà ospitare gare regionali e provinciali, sarà gestita dall'Atletica Entella Running ma anche, ovviamente, liberamente accessibile al pubblico. Detta così - e sinora è stata detta "solo" così un po' da tutti - sembra finita lì, un'opera un po' vanesia, facile da commentare in ottica periferica: «che ci frega se ci potranno fare le gare, cosa ce ne viene in tasca?». Una domanda che nessuno si pone quando si realizza un campo da calcio - strutture di cui certo non vi è carenza - riconoscendone già il solo valore aggiunto di aggregazione. Ma del resto il nostro utilitarismo patriottico, quando si tratta di atletica, si risveglia - se va bene - solo un paio di settimane ogni 4 anni, nell'estate olimpica, quando improvvisamente ci ritroviamo a pontificare sulle ragioni strutturali e sistemiche per le quali l'Italia, nella disciplina sportiva per eccellenza, quella più antica, salvo rare individualità eccezionali... faccia la figura della cenerentola e non vinca (quasi) mai niente.

Un'occasione unica per i nostri ragazzi

E allora noi pensiamo a chi, nel Levante, voleva - e purtroppo molto spesso la forma verbale da utilizzare in questo caso è avrebbe voluto - affacciarsi al mondo dell'atletica, ed aveva come più vicino punto di riferimento la pista di Nervi. Già in Italia è difficile dedicarsi a livello agonistico - e professionistico - ad uno sport come l'atletica, uno dei tanti che sopravvive solo grazie alle Forze Armate (ed anzi, quel pur poco di risultati a livello internazionale che abbiamo è straordinario rispetto alle poche risorse investite, e merito di questo va certo in gran parte a loro), ma ancor più difficile è avvicinarsi ad essa per i giovanissimi. Basta poco, a volte, per fare la differenza fra la possibilità di avviare uno sport per gioco - come sempre avviene e deve avvenire in giovanissima età - e quindi avere una chance di passare all'agonismo, e l'impossibilità di farlo. Per tanti ragazzi quell'ora di viaggio ha fatto la differenza: perché avrebbe sottratto troppo tempo allo studio, per il costo, per la fatica ulteriore. Chissà, magari fra i ragazzi del Levante che negli anni, per mere ragioni logistiche, hanno rinunciato all'idea di affacciarsi all'atletica ci sarebbe potuto essere un campione. Uno di quei campioni che idolatriamo solo quando vincono, su cui magari giriamo persino dei film (scadenti e per la melodrammatizzazione televisiva, quelli son soldi ben spesi, "utili"?), come il leggendario Pietro Mennea, ma a creare le condizioni per farne nascere altri non ci pensiamo mai. O quasi.

Ebbene, ora a Sestri le condizioni ci sono, e la pista del Parco Mandela può diventare un punto di riferimento per i giovani appassionati dello sport per eccellenza da tutto il Levante genovese. Forse negli anni da lì partirà qualche ragazzo che un giorno diventerà un campione, forse no: ma la possibilità ora c'è, prima non c'era. E c'è la possibilità per tutti di provare, di inseguire un sogno, foss'anche un sogno che rimanga per sempre solo nella sfera della passione. Quindi no, lasciatecelo dire: non è vanità, è proprio utile. E chi scrive, da ex sportivo, ne è riconoscente anche se a trarne giovamento saranno altri, gli sportivi di domani. Si faccia dunque pure tutta la campagna elettorale che si vuole, becera o meno becera, si puntino le dita sugli atti e i fatti dei politici, ma non colorate, a favore o contro, di rosso, blu o nero che sia, quel futuro. Che è di tutti.

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