La truffa dei diamanti, un nuovo tipo di raggiro nel levante

La truffa dei diamanti da investimento riguarda anche il nostro Levante. Parla Corrado Cicciarelli di Adiconsum Liguria

La truffa dei diamanti, un nuovo tipo di raggiro nel levante
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Una nuova frontiera delle truffe che anche nel Tigullio e nel Golfo Paradiso, silenziosamente, ha preso piede, quella dei “diamanti da investimento”.

I diamanti da investimento, un raggiro nato già nel 2011

Quella dei diamanti da investimento è un raggiro nato a livello nazionale già dal lontano 2011. Verso la fine del 2017, l’Antitrust ha multato con oltre 15 milioni di euro quattro istituti bancari e due imprese per la vendita di diamanti da investimento con modalità gravemente ingannevoli e omissive. A spiegare la truffa il professor Corrado Cicciarelli della Adiconsum Liguria.

Corrado Cicciarelli

Truffa dei diamanti, le due società e le banche coinvolte

Le due società incriminate sono la Idb (“Intermarket Diamond Business”) e la Dpi (“Diamond Private Investment”). Queste fornivano indicazioni non corrette sul prezzo di vendita dei diamanti e sull’andamento del mercato, presentato come stabile e in crescita. Un investimento dunque sicuro e facilmente riscattabile, visto l’agevole rivendibilità dei diamanti, che secondo le imprese aveva una tempistica certa. Le pietre preziose erano vendute attraverso gli istituti di credito che presentavano l’investimento come bene rifugio, garantendo ampia credibilità e determinando molti consumatori all’acquisto senza effettuare ulteriori accertamenti. Le banche oggetto delle sanzioni sono Unicredit, Banco Bpm, Intesa Sanpaolo e Banca Monte dei Paschi di Siena.

Diamanti, un investimento con elevati rendimenti ma…

Le due istruttorie dell’Autorità hanno evidenziato che le quotazioni di mercato erano i prezzi di vendita liberamente determinati dai broker, che sceglievano il costo e lo alzavano a loro discrezione senza rifarsi agli indici internazionali. La liquidabilità, invece, era legata esclusivamente alla possibilità che il professionista trovasse altri consumatori all’interno del proprio circuito di vendita. Contestata dall’Antitrust anche la violazione da parte delle due imprese dei diritti dei consumatori nei contratti in merito al diritto di recesso. In totale, le sanzioni comminate dall’Autorità sono state di 15,35 milioni di euro divisi nei due filoni: nel primo caso 9,35 milioni (2 a Idb, 4 per Unicredit, 3,35 per Banco Bpm), nel secondo 6 milioni (1 a Dpi, 3 per Banca Intesa, 2 a Mps).
500 mila euro (per ora) il giro d’affari nel levante Sulla decisione dell’Antitrust a breve il Tar emetterà una sentenza.

Ma a quanto ammonta questo giro nel nostro territorio?

«Contiamo già un centinaio di persone che pian piano stanno venendo fuori dal 2011 a oggi – spiega Cicciarelli -. Si tratta non solo di investitori, ma anche di persone che hanno ricevuto diamanti e investimenti di questo tipo in eredità. Caso per caso parliamo di cifre importanti, dai 5mila ai 40mila euro. Già decine di persone della zona hanno deciso di difendersi dal nostro legale di Adiconsum l’avvocato Luca Torrente». Cicciarelli si dice certo, poi, che dai 500mila euro attuali in ballo «ci sarà qualche milione di euro di investimenti in diamanti».

Gli istituti mai hanno rilasciato copia del contratto di investimento sui diamanti

Tante le analogie nella vicenda degli investitori locali con quelli nazionali: «Oltre alla quotazione “gonfiata” e alla rivendita dei diamanti solo nello stesso circuito, con commissioni che variavano per Idb da un minimo del 7% ad un massimo del 16% + Iva e Dpi del 10% + Iva, si sono presentate anche altre irregolarità – aggiunge Cicciarelli -. Gli investitori al momento della firma dei contratti, che gli istituti di credito hanno mai rilasciato copia completa, avevano due possibilità: la prima portare i diamanti in casa, la seconda custodirli affittando a proprie spese la cassetta di sicurezza della banca». Un ulteriore “salasso” per le già tante spese affrontate dall’investitore.

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