Goffredo Mameli e Recco: che cos’hanno in comune?

C'è un curioso legame tra il compositore e la città

Goffredo Mameli e Recco: che cos’hanno in comune?
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Dopo 71 anni di precarietà, con l’approvazione in sede deliberante da parte della commissione Affari Costituzionali del Senato del provvedimento che lo istituzionalizza, l’Inno di Mameli diventa ufficialmente l’inno della Repubblica italiana.

Mentre scriveva l'inno, Mameli guardava il Golfo Paradiso?

«È una storia che riguarda da vicino la città di Recco più di altre realtà italiane perché, come è noto ormai da tempo, i componenti della famiglia dei Mameli all’epoca delle Guerre di Indipendenza dell’Italia erano cittadini recchesi - spiega Riccardo Ferrarini Finetti (nella foto, secondo da sinistra), genealogista e storico recchelino -. Una pubblicazione del Comune di Recco del 1999, voluta dall’allora assessore alla cultura Roberto Bonfiglioli, ci ricorda che Goffredo Mameli, all’epoca della stesura dell’inno nato con il titolo “La Benedizione della Bandiera”, intratteneva una buona corrispondenza con la madre, la marchesa Adelaide Zoagli, residente nella loro villa di Polanesi chiamata “Borgo Pace”. L’anno era il 1847 e Goffredo Mameli preparava l’inno per la venuta a Genova del re Carlo Alberto prevista per il 4 novembre. Mancando prove documentarie certe, Mameli lascia all’immaginario collettivo recchese la sua immagine mentre, con carta e inchiostro, scrive l’inno d’Italia con sguardo assorto sul Golfo Paradiso».

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